Info Day-LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE ED IL NUOVO QUADRO FINANZIARIO PLURIENNALE 2021-2027 3 aprile 2019 Parlamento Europeo

Obiettivo dell’evento  era analizzare il ruolo chiave svolto dalle PMI in Europea e come aiutarle ad essere più competitive. In particolare si è discusso sulle nuove opportunità nell’ambito del quadro pluriennale 2021-2027 e dei nuovi modelli di credito a rischio, creati in modo specifico per l’accesso al credito alle PMI.

Le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano oltre la metà del valore aggiunto complessivo dell’economia nel settore non-finanziario e, negli ultimi cinque anni, hanno creato circa l’80% dei nuovi posti di lavoro in Europa. Di conseguenza, il successo economico dell’Unione Europea dipende in gran parte dalla crescita delle PMI e dal pieno sviluppo del loro potenziale. Per questo motivo la Fondazione CS Mare[1], in collaborazione con il Gruppo di Iniziativa Italiana[2], ha organizzato l’ incontro ospitato dal Parlamento Europeo e dedicato ad informare sulle nuove misure di accesso ai finanziamenti (ad esempio il nuovo Programma per il Mercato Unico) nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale. Ad intrattenere il dibattito sono intervenuti ospiti di spicco, come il Vice Presidente del Parlamento Europeo Fabio M. Castaldo, il Presidente del GII Alberto Mazzola, il Professore Emerito della New York University Edward Altman e la Presidente della Fondazione CS Mare Evelin Zubin; i temi-guida dell’incontro sono stati la competitività delle PMI, le modalità di utilizzo degli strumenti finanziari per agevolare la crescita di queste ultime, gli orientamenti della legislazione europea e le istanze provenienti dalle PMI stesse.

Innanzitutto, è stato evidenziato il legame di proporzionalità diretta tra il rilancio dell’economia europea e quello delle piccole e medie imprese: di fronte ad un tasso di produttività molto più basso rispetto a quello del passato più recente e di fronte ad una crescita sempre più stagnante, il successo delle PMI può rappresentare uno dei motori più potenti della crescita futura.

Ad oggi, però, le PMI faticano a raggiungere un certo standard di competitività nei rispettivi settori e, di conseguenza, a rilanciare l’economia, per una serie di ragioni. Le maggiori difficoltà si riscontrano in termini di accesso al credito bancario – anche da parte delle imprese più strutturate e competitive – necessario alla crescita e all’innovazione, che risulta troppo complesso, circoscritto e limitato a causa di una scarsa informazione e della mancanza di strumenti adeguati. In secondo luogo, vi è un problema di incompletezza nella valutazione della credibilità/affidabilità redditizia delle imprese che, fondandosi su valori diversi da quelli capitalistici, dovrebbero essere valutate secondo una prospettiva più “globale”; la cultura d’impresa a livello europeo, inoltre, è ancora poco sviluppata e va implementata affinché le PMI siano in grado di affrontare sfide come la digitalizzazione, la globalizzazione o la transizione ecologica; infine, persiste un “gap” considerevole tra il mondo imprenditoriale ed il mondo economico-finanziario.

Secondo i dati dell’ultimo report SAFESurvey of the Access to Finance of Enterprises pubblicato nel novembre 2018 dalla Banca Centrale Europea e dalla Commissione, la situazione complessiva è incoraggiante: il 68% delle PMI hanno ambizioni di crescita, l’85% di quelle che hanno richiesto prestiti hanno avuto successo e, in generale, è aumentata la disponibilità di strumenti finanziari, dunque l’attenzione alle imprese è in continuo aumento.

Tuttavia, il report ha messo in luce anche alcuni fattori su cui è necessario lavorare.

  • La percentuale di PMI che hanno ancora bisogno di finanziamenti corrisponde all’84%.
  • Le somme erogate sono relativamente basse e, nella maggior parte dei casi, sono destinate all’acquisto di nuove attrezzature anziché allo sviluppo di nuovi prodotti o alle risorse umane.
  • Solo una piccola percentuale (11%) delle piccole imprese (cioè quelle con meno di 9 dipendenti) utilizza i prestiti bancari, mentre molte di esse non li ritengono convenienti perché li percepiscono come troppo costosi. Eppure si prevede che, nei prossimi tre anni, il prestito bancario sarà lo strumento migliore per finanziare la crescita nel 65% dei casi.
  • Esistono differenze significative tra le PMI nei vari Stati membri: la concezione stessa di “piccola e media impresa” cambia da paese a paese, per questo le istituzioni e le associazioni imprenditoriali dovrebbero supportare ed accompagnare un processo di sistematizzazione che coinvolga tutta l’Europa.

Nella seconda parte dell’evento si è analizzata la futura programmazione 2021-2027, sottolineando che l’approccio adottato dalla Commissione per il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale prevede l’integrazione di tutti gli strumenti 2014-2020 – finanziari e non – in due nuovi macro-programmi, di seguito analizzati singolarmente.

  • InvestEU. Questo Programma fornirà un meccanismo unico di sostegno agli investimenti e sarà basato su quattro pilastri: il Fondo InvestEU (che fornisce la garanzia di bilancio dell’Unione Europea), il Centro di Consulenza InvestEU (che fornisce assistenza tecnica nella fase di sviluppo dei progetti), il Portale InvestEU (che fornisce una banca dati facilmente accessibile per promuovere progetti in cerca di finanziamenti) e le c.d. operazioni di miscelazione (cioè di combinazione tra le sovvenzioni UE con prestiti provenienti da finanziatori pubblici e privati). InvestEU riunirà tutti gli strumenti finanziari della programmazione 2014-2020 aventi come scopo la facilitazione dell’accesso al credito, quindi gli strumenti di equità, di garanzia e di prevenzione dei rischi (per un totale di 157 miliardi di Euro).
  • Single Market. Questo Programma si propone invece di realizzare l’unione dei mercati e dei capitali, integrando in sé tutti gli strumenti non-finanziari 2014-2020, vale a dire il supporto all’internazionalizzazione e all’accesso al mercato delle PMI, la creazione di un ambiente favorevole alla loro competitività e la promozione della cultura d’impresa. Inoltre, sempre in ambito non-finanziario, la Commissione sta valutando l’introduzione di un nuovo approccio nei confronti dei fallimenti delle imprese, un approccio che non si limiti a penalizzare l’incombenza ma che contribuisca piuttosto ad incentivare il finanziamento del capitale di rischio (nonché la condivisione del rischio con le banche). Nell’ambito del Programma Single Market si sta anche pensando all’eventuale istituzione del “passaporto finanziario”, che consentirebbe alle imprese di cercare finanziatori in tutta Europa tramite una sola autorizzazione (ma bisognerà attendere il ricambio parlamentare per l’adozione o meno della proposta).

Un altro tema importante che è stato analizzato nel corso dell’evento è una questione centrale nel dibattito sulle PMI ed è quello della globalizzazione. Se fino a pochi anni fa le imprese competevano a livello locale, adesso sono chiamate ad agire sul piano internazionale ed europeo: per far fronte alle sfide che il mercato globalizz\ato comporta, le PMI devono essere rilanciate, devono rinnovarsi ed acquisire visibilità e, a tal fine, non sono sufficienti le iniziative della Commissione Europea né il supporto governativo né il prestito bancario. Per realizzare i propri obiettivi strategici, le imprese devono da un lato sviluppare la cultura del credito e, dall’altro, attrarre gli investitori, cosa che dipende in larga parte da tre fattori: la solidità finanziaria, le capacità di gestione ed il contesto macroeconomico in cui l’impresa opera.

Cinquant’anni fa (precisamente nel 1968), il Professore Emerito della NYU Edward Altman sviluppò per la prima volta un metodo per calcolare il c.d. Z-Score[3], ovvero un indice che consente di determinare le probabilità di fallimento di una società e di valutare il merito del credito, considerando i rapporti sul saldo di un’impresa. Lo scopo del Professore, come lui stesso ha avuto modo di spiegare durante l’evento al Parlamento Europeo, era quello di aiutare le PMI a crescere assicurandogli i finanziamenti più appropriati e convenienti; l’indice, infatti, permette di abbinare la domanda e l’offerta di fondi perché fornisce sia ai finanziatori che ai mutuatari le stesse informazioni. Il punteggio si basa su cinque dati finanziari che possono essere dedotti dal report annuale di un’impresa: redditività, influenza, liquidità, solvibilità ed attività.

L’accesso al credito resta, comunque, uno dei maggiori ostacoli alla crescita delle imprese, principalmente a causa delle asimmetrie tra i domanda e offerta di fondi. Solo in tempi recenti sono subentrate opzioni alternative, tra cui il metodo del crowdfunding, il prestito diretto o il capitale di rischio, ma c’è ancora molta strada da fare prima che venga stabilito un finanziamento alternativo disponibile su larga scala per le PMI redditizie.

 

[1] CS Mare è una piattaforma che promuove gli scambi e la collaborazione tra le autorità pubbliche italiane, le PMI ed il contesto istituzionale europeo, e contribuisce a realizzare alcune importanti priorità europee (de-carbonizzazione ed energia pulita, Economia Blu, ICT e digitalizzazione) indirizzando investimenti privati verso obiettivi comuni. Per maggiori informazioni sulla Fondazione, consultare il sito www.csmare.eu.

[2] Il GII è un’associazione che rappresenta la comunità italiana a Bruxelles nel settore imprenditoriale, agro-alimentare, dell’innovazione, della ricerca e dei servizi. Si tratta del primo network italiano che valorizza l’immagine dell’Italia presso il centro decisionale europeo e che promuove un dialogo di alto livello tra gli attori italiani (istituzioni ed associazioni di categoria, grandi gruppi industriali, banche ed imprese a vocazione internazionale, istituzioni rappresentative e autorità locali) e gli attori europei, ponendosi come canale di comunicazione diretto. Per maggiori informazioni sul GII, consultare il sito www.gruppoiniziativaitaliana.eu.

[3] Z = 1.2A + 1.4B + 3.3C + 0.6D + 1.0E, dove A è il capitale di esercizio diviso per le attività totali, B è il patrimonio netto diviso per le attività totali, C è l’utile al lordo di interessi e tasse diviso per le attività totali, D è il valore di mercato dei capitali propri diviso per le passività totali ed E corrisponde alle vendite divise per le attività totali.

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